“Trieste è terra di tutti e di nessuno.”
– Claudio Magris
Un dossier scomodo a Shanghai
Nel maggio del 2019, mentre la Belt and Road Initiative cinese cercava capolinea affidabili nel cuore d’Europa, portavamo al Forum One Belt One Road di Shanghai un dossier che pochi si aspettavano. Un documento sobrio, giuridicamente inappuntabile, eppure esplosivo. Diceva, senza giri di parole, che Trieste non è Italia. Che è un Territorio Libero sotto tutela del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e che il suo porto franco è regolato da un regime internazionale ancora pienamente in vigore.
Nessuna concessione teatrale, nessuna diplomazia cerimoniale. Solo il diritto nudo e crudo, nella sua forma più scomoda. La verità che fa saltare trattative, intese, memorandum e piani di sviluppo scritti sull’argilla della menzogna.

La Nuova Via della Seta: la rotta euroasiatica che passa per Trieste Mappa della Belt and Road Initiative: il grande progetto cinese per collegare Oriente e Occidente attraverso reti terrestri e marittime. Trieste figura tra i terminali chiave dell’infrastruttura logistica euroasiatica, ma la sua anomalia giuridica resta un ostacolo non risolto.
Settant’anni di finzione istituzionale
Da settant’anni l’amministrazione italiana di Trieste è un capolavoro di finzione istituzionale: un governo che non ha titolo, un porto gestito al di fuori dei vincoli internazionali, una cittadinanza imposta a chi ne ha una propria per trattato. Un’anomalia giuridica trasformata in normalità grazie al silenzio complice delle cancellerie europee, e all’ignoranza pilotata dell’opinione pubblica. Altro che “questione locale”. Trieste è una bomba diplomatica con la miccia spenta, che tutti si passano di mano facendo finta di non vederla.

Veduta aerea di Trieste e del porto internazionale Una città-portuale sospesa tra Adriatico e Mitteleuropa. In primo piano il porto franco di Trieste, istituito dal Trattato di Pace del 1947 come motore economico del Territorio Libero. Oggi, sotto gestione italiana, la sua funzione giuridica e strategica resta inattuata e ignorata.
Il porto svuotato della sua funzione originaria
Intanto, mentre i politici triestini si attardavano per vent’anni a progettare acquari per turisti e a vendere container al miglior offerente, il sistema Italia si preoccupava solo di incassare dividendi geopolitici e doganali, svuotando il porto della sua funzione originaria: essere il motore economico del Territorio Libero, non la periferia marittima di una repubblica centralista.
Singapore dell’Adriatico? Forse. Ma solo se si riparte dalla legalità internazionale. Senza la quale ogni investimento rischia di essere un castello costruito sulla sabbia. O peggio, su una truffa.
La Cina prende le distanze
Al Forum di Shanghai ci ascoltarono in silenzio, con l’attenzione che si riserva a chi, pur dicendo cose proibite, le documenta riga per riga. L’intero intervento era trasmesso in diretta streaming su tutto il territorio cinese: qualche centinaio di migliaia di spettatori lo avrà sicuramente seguito.
La Cina non commentò, non applaudì, non si espose. Ma la Cina ascolta in silenzio, e quando ascolta, registra.
Qualche mese dopo, Andre Wheeler – giornalista australiano esperto di logistica globale – ci riferì con brutalità diplomatica il succo della questione: “La Cina non vuole impantanarsi nel caos geopolitico del TLT.”

Carta geografica del Territorio Libero di Trieste: il confine mai cancellato L’area delimitata dal Trattato di Pace del 1947 e riconosciuta dalle Nazioni Unite come Free Territory of Trieste. Dal 1954 occupata de facto, ma mai annessa legalmente né dall’Italia né dalla Jugoslavia.
Un’occupazione illegittima mai riconosciuta
Quel caos ha un nome preciso: l’occupazione illegittima del Territorio Libero da parte dell’Italia dal 1954. Nessuno Stato al mondo l’ha mai riconosciuta formalmente, ma tutti l’hanno tollerata. Realpolitik batte diritto 3 a 0.
Wheeler l’ha scritto anche su Splash247: il sogno cinese di Trieste è andato in frantumi. Ed è andato in frantumi perché la questione fondamentale – chi governa davvero Trieste? – è stata rimossa da ogni tavolo negoziale.
Trieste: una questione ancora aperta
Noi lo diciamo da anni. Lo abbiamo detto all’ONU, lo abbiamo scritto a chiunque abbia la responsabilità di rispettare i trattati che ha firmato. Trieste non è una questione chiusa: è la questione che riapre tutte le altre. Perché lì, in quel piccolo porto dell’Adriatico, si incrociano la memoria delle guerre mondiali, il diritto internazionale dimenticato, e le nuove rotte della globalizzazione.
La verità come fondamento del futuro
Nel 2019 siamo stati ascoltati. Oggi siamo ancora qui, a ribadirlo. Con meno illusioni, ma con la stessa ostinazione. Perché, come scriveva Giorgio Bocca, “chi ha la memoria corta non costruisce futuro. Ma soltanto un’altra menzogna.”
– Alessandro Gombač –