Introduzione
L’Articolo 21 del Trattato di Pace di Parigi (10 febbraio 1947) è inequivocabile:
«L’Italia riconosce la piena sovranità e l’indipendenza del Territorio Libero di Trieste entro le sue frontiere come sono definite dall’Allegato VI al presente Trattato».
Quell’articolo non è mai stato abrogato.
E nel marzo 1948 una serie di atti ufficiali confermò in pieno questa realtà giuridica:
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il 9 marzo 1948, con gli accordi firmati a Roma tra l’Italia e il Comando Militare Anglo–Americano della Zona A del Territorio Libero di Trieste;
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l’8–9 marzo 1948, con la dichiarazione del generale britannico Sir Terence Airey sulla cittadinanza del TLT;
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il 20 marzo 1948, con la dichiarazione tripartita di Stati Uniti, Regno Unito e Francia.
1. Contesto
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10 febbraio 1947: il Trattato di Pace istituisce il Free Territory of Trieste (FTT).
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15 settembre 1947: il TLT entra in vigore. L’amministrazione provvisoria viene suddivisa:
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Zona A affidata al Governo Militare Anglo–Americano (AMG),
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Zona B affidata all’Armata Jugoslava.
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L’Italia non ha più alcuna sovranità, ma stipula accordi tecnici con l’AMG.

Il Territorio Libero di Trieste, 1947: per l’ONU uno Stato, per Roma una rogna da nascondere sotto il tappeto.
2. Gli accordi del 9 marzo 1948
A Roma, il Governo italiano e il British–United States Military Government with functions of Government in the Zone of the Free Territory of Trieste sottoscrivono una serie di accordi (finanziari, monetari e valutari), pubblicati poi nella Gazzetta Ufficiale n. 47 del 26 febbraio 1949.


Sintesi
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Circolazione monetaria: libero uso delle lire italiane nella Zona A; la Banca d’Italia deve fornire banconote proporzionate alla popolazione.
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Tesoreria della Zona A: apertura di un conto di Tesoreria presso la filiale di Trieste della Banca d’Italia, intestato al Command of the Zone, non allo Stato italiano.
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Regole valutarie: applicazione delle norme italiane antifalsificazione e circolazione monetaria, ma sotto autorità autonoma del Comando Alleato.
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Finanziamenti: l’Italia si impegna a coprire le necessità finanziarie locali della Zona A, con pagamenti semestrali.
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Clausola di salvaguardia: le obbligazioni definitive saranno regolate con il futuro Governo del Free Territory of Trieste.
In sintesi: l’Italia non è lo Stato sovrano, ma un interlocutore provvisorio.
2bis. La dichiarazione di Airey (8–9 marzo 1948)
Negli stessi giorni in cui venivano firmati gli accordi di Roma, il comandante britannico della Zona A, Sir Terence Airey, dichiarò pubblicamente che l’AMG non aveva alcun potere di concedere la cittadinanza del Territorio Libero di Trieste.
Quella competenza, per lui, spettava esclusivamente al Governatore nominato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, mai insediato per i veti incrociati della Guerra Fredda.
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Nella Zona A, dunque, la cittadinanza restò sospesa in attesa dell’arrivo del Governatore ONU.
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Nella Zona B, invece, l’amministrazione jugoslava, guidata dal colonnello Mirko Lenac, concesse la cittadinanza del Territorio Libero agli aventi diritto. Non vi fu alcuna protesta internazionale: ciò dimostra che Belgrado non stava scavalcando il Trattato, ma anticipava quanto previsto dallo Statuto permanente del TLT.
Marzo 1948 segna quindi un momento chiave: la cittadinanza del Territorio Libero era riconosciuta come una realtà giuridica concreta, anche se applicata in modo diverso nelle due Zone.
3. Il DPR 1630/1948
Il Decreto del Presidente della Repubblica 3 dicembre 1948 n. 1630 ordina la “piena ed intera esecuzione” degli accordi.
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Entrata in vigore retroattiva al 15 settembre 1947 (entrata in vigore del Trattato di Pace).
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Mai abrogato: la banca dati ufficiale Normattiva lo mostra tuttora come vigente.
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Segno che lo Stato italiano non ha mai potuto cancellare un atto legato al Trattato di Pace.
4. La dimensione internazionale (1967–1996)
Lo stesso accordo del 9 marzo 1948 fu firmato o ratificato da numerosi Stati per decenni.
Il caso più clamoroso è quello della Polonia, che lo ratifica nel 1996, ventun anni dopo il Trattato di Osimo.
Stato | Firma | Ratifica/Accettazione | Entrata in vigore |
---|---|---|---|
Francia | 1967 | 1974 (Acceptance) | 1974 |
Germania (RFT) | 1967 | 1973 | 1973 |
Grecia | 1967 | — | — |
Danimarca | 1967 | — | — |
Svizzera | 1967 | 1970 | 1970 |
Malta | 1968 | 1970 | 1970 |
Turchia | 1967 | — | — |
Regno Unito | 1967 | — | — |
Irlanda | firma | — | — |
Austria | 1972–73 | — | — |
Italia | 1968 | 1974 | 1974 |
Polonia | 1995 | 30 gennaio 1996 | 1° maggio 1996 |
Nel 1996 i triestini erano convinti che fosse normale festeggiare ricorrenze italiane; intanto la Polonia ratificava l’accordo del 1948, confermando l’esistenza giuridica del Territorio Libero di Trieste.
La madre di tutte le domande: cosa poteva esserci di così importante da spingere questi Stati — alcuni venti o cinquant’anni dopo la firma del Trattato di Pace e oltre vent’anni dopo Osimo — a ratificare ancora l’accordo del 9 marzo 1948?
La risposta è implicita: perché quell’accordo continuava a rappresentare l’unico strumento tecnico–giuridico valido per l’attuazione del Trattato di Pace e per l’esistenza internazionale del Territorio Libero di Trieste.
5. Una conferma dagli archivi britannici
La persistenza giuridica dell’accordo del 9 marzo 1948 non è una scoperta casuale: compare tuttora nella banca dati ufficiale dei trattati multilaterali del Foreign, Commonwealth & Development Office del Governo britannico.
Lì è catalogato con il titolo integrale
“Agreement between the United Kingdom, the United States of America and Italy regarding Military Command in Free Territory of Trieste, of certain financial questions in the zone arising from execution of Peace Treaty with Italy and pending association of office by Governor of Free Territory”.

Archivio ufficiale del Governo britannico: titolo del trattato firmato a Roma il 9 marzo 1948, tuttora registrato come vigente.
Non solo: l’archivio mostra anche le firme, le ratifiche e le date di entrata in vigore per ciascuno Stato. Ecco il dettaglio:
Dettagli archivistici:
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Date of Signature: 09/03/1948
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Place of Signature: Rome
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Treaty Type: MULTI
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Publication Records: Other NOT PUBLISHED / 0:0 (mai annullato, mai modificato)
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Subject: BOUNDARIES
Non un’opinione, non un ricordo: ma la scheda ufficiale del Governo britannico.
6. La dichiarazione tripartita del 20 marzo 1948
Undici giorni dopo gli accordi di Roma, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia emettono una dichiarazione congiunta.
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Propongono a Mosca e all’Italia un protocollo per portare Trieste sotto sovranità italiana.
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L’Unione Sovietica rifiuta.
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Le tre potenze occidentali ribadiscono che, in assenza di intesa, resta valida la soluzione originaria del Territorio Libero indipendente sotto garanzia ONU.
Nel marzo 1948, la comunità internazionale riaffermava nero su bianco che Trieste non era Italia.
7. Conseguenze politiche e giuridiche
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Il TLT esiste(va) ed era/è riconosciuto come soggetto distinto.
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L’Italia agiva come fornitore tecnico, non come Stato sovrano.
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Gli obblighi erano assunti verso l’AMG e verso il futuro Governo del TLT.
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La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il DPR 1630/1948 e le ratifiche fino al 1996 rendono questa realtà inoppugnabile.
Conclusione
Gli accordi del 9 marzo 1948, la dichiarazione di Airey dell’8–9 marzo 1948 e la dichiarazione tripartita del 20 marzo 1948 non sono carte d’archivio dimenticate. Sono atti giuridici vincolanti, firmati dall’Italia e dagli Alleati, che smentiscono radicalmente la favola dell’annessione.
Chi oggi sostiene il contrario, non smentisce i triestini: smentisce la Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, il Trattato di Pace del 1947 e la stessa diplomazia internazionale.
Trieste non è mai stata ceduta all’Italia.
Dal 1948 al 1996, documenti e ratifiche internazionali lo hanno confermato senza interruzioni.
La vera questione oggi non è più se il Territorio Libero esista, ma quando e da chi verrà riaperto il dossier.
E a quel punto, chi ha taciuto per decenni dovrà ammettere di aver mentito.
– Alessandro Gombač –