C’è un’Italia che nega. E c’è un’Italia che scrive.
La prima giura che il Territorio Libero di Trieste (TLT) “non è mai esistito”, che è “una questione storicamente superata”, chiusa tombalmente con il Trattato di Osimo del 10 novembre 1975, dopo un lungo oblio iniziato con il Memorandum d’intesa del 1954.
È questa la versione che l’Italia ha imposto in sede europea come narrazione ufficiale, accolta acriticamente anche dalle istituzioni dell’Unione: la “questione Trieste” sarebbe stata definitivamente archiviata con quel trattato bilaterale italo-jugoslavo, e pertanto irrilevante sul piano internazionale.
La seconda, invece, lo riconosce nero su bianco, nei propri atti catastali, tavolari e anagrafici, nonché in un recente decreto legislativo – il n. 141 del 26 settembre 2024 – che richiama come base giuridica l’Allegato VIII del Trattato di Pace del 1947 per il porto franco di Trieste.
Peccato che le due Italie coincidano.
È il caso di dire: chi mente? Chi tace? E chi firma?
Di seguito, tre atti ufficiali successivi all’epitaffio di Osimo e una legge del 2024 (sì, proprio del 2024) smontano pezzo dopo pezzo la versione di comodo delle autorità italiane. Il Territorio Libero di Trieste, quello che “non è mai esistito”, riemerge caparbio dagli archivi pubblici per quel che è: un debito mai saldato.
1. Catasto 2015: intestazione al Territorio Libero di Trieste

Visura catastale storica del 22/12/2015 – Agenzia delle Entrate, Ufficio Territoriale di Trieste. Intestazione: “Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni del Territorio Libero di Trieste”.
Nel 2015, l’Agenzia delle Entrate – Ufficio Provinciale Territorio di Trieste – rilascia una visura catastale storica. Parliamo di un documento informatico ufficiale, aggiornato al 22 dicembre 2015, relativo a un bene immobile (foglio 5, particella 915/3). Bene. Alla voce “intestatario”, leggiamo testualmente:
“AMMINISTRAZIONE DELLE POSTE E TELECOMUNICAZIONI DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE con sede in TRIESTE”
Non una formula generica, non un errore di trascrizione. Una precisa intestazione giuridica, mantenuta negli archivi informatizzati dell’amministrazione italiana fino a tempi recentissimi. Una proprietà che risale almeno al 1996, mai volturata a favore della Repubblica Italiana.
2. Il Giudice Tavolare: “ripristinare il diritto al Territorio Libero” (1995)

Decreto Tavolare G.N. 5851 – Pretura di Trieste, 1995. Ordina il ripristino della proprietà intestata al “Demanio dello Stato – Sovraintendenza dell’Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni del Territorio Libero di Trieste”.
Un salto indietro di vent’anni. Siamo nel 1995, a Trieste, presso la Pretura. Il Giudice Tavolare emette il decreto G.N. 5851, in cui ordina il ripristino del diritto di proprietà su una particella immobiliare, intestandola a:
“DEMANIO DELLO STATO – SOVRAINTENDENZA DELL’AMMINISTRAZIONE DELLE POSTE E TELECOMUNICAZIONI DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE”
Altro che “non è mai esistito”: vent’anni dopo la firma del Trattato di Osimo, nel 1995, lo Stato italiano, per mano di un suo giudice, riconosceva come legittimo intestatario un ente del TLT.
3. Slovenia, 2014: riconoscimento anagrafico della residenza nel TLT

Certificato rilasciato dall’Unità Amministrativa di Isola (Izola), Repubblica di Slovenia – 2 giugno 2014. Attesta l’iscrizione nel registro permanente della popolazione per un residente nel 1949 nella Zona Jugoslava del Territorio Libero di Trieste.
Un documento rilasciato non dall’Italia, ma dalla Repubblica di Slovenia. È il certificato anagrafico rilasciato il 2 giugno 2014 dall’Unità Amministrativa di Isola (Izola), in cui si conferma l’avvenuta iscrizione nei registri della popolazione stabile di una persona che nel 1949 risiedeva nella Zona Jugoslava del TLT.
Un atto amministrativo attuale che riconosce validità giuridica alla residenza nel Territorio Libero di Trieste.
Una precisazione va fatta. Il documento sloveno del 2014, pur attestando l’esistenza giuridica della residenza nel TLT, si riferisce a un fatto del 1949: quando cioè la Jugoslavia di Tito aveva ogni interesse politico a dimostrare che la Zona B non era più sotto giurisdizione italiana. Una motivazione tutt’altro che neutrale, ma comunque significativa: proprio perché le autorità jugoslave si appellavano all’esistenza concreta del Territorio Libero, confermandone l’attivazione de facto nella Zona di loro amministrazione.
E oggi? Parla la Gazzetta Ufficiale

Estratto dalla Gazzetta Ufficiale – Decreto Legislativo 26 settembre 2024, n. 141. L’articolo 71 richiama l’Allegato VIII del Trattato di Pace del 1947 come base giuridica vigente per il porto franco di Trieste.
Link: DECRETO LEGISLATIVO 26 settembre 2024, n. 141 articolo 71
Anche nel 2024, nero su bianco nella Gazzetta Ufficiale, la normativa italiana richiama l’Allegato VIII del Trattato di Pace del 1947 come base giuridica per il porto franco di Trieste.
Non una svista, non un retaggio: una norma deliberata, vigente, in piena continuità con un trattato internazionale mai revocato.
Siamo davanti a una pagina ufficiale della Gazzetta Ufficiale, relativa al:
DECRETO LEGISLATIVO 26 settembre 2024, n. 141
“Disposizioni nazionali complementari al codice doganale dell’Unione…”
Entrata in vigore: 4 ottobre 2024
Nel testo dell’Articolo 71 – Punti franchi nel porto di Trieste, si legge:
“Per i punti franchi compresi nella zona del porto franco di Trieste di cui all’allegato VIII al trattato di pace fra l’Italia e le potenze alleate e associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, e reso esecutivo con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 28 novembre 1947, n. 1430, restano ferme le vigenti disposizioni più favorevoli.”
Perché è un passaggio clamoroso
Questo articolo, pubblicato nel 2024, conferma testualmente e senza ambiguità che:
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Il Porto Franco di Trieste è ancora regolato dall’Allegato VIII del Trattato di Pace del 1947, formalmente vigente;
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Lo Stato italiano riconosce la continuità normativa tra quel trattato internazionale e la propria legislazione attuale;
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Non si fa alcun riferimento né al Memorandum di Londra (1954), né al Trattato di Osimo (1975) come strumenti di modifica o superamento;
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Il riferimento normativo è diretto e inequivocabile al D.Lgs. 1430/1947, cioè all’atto esecutivo italiano del Trattato stesso.
Il richiamo non è casuale: è all’atto di sottomissione dell’Italia sconfitta
E qui sta il punto più rilevante, e più imbarazzante per la retorica ufficiale.
Il Decreto Legislativo n. 141/2024 non richiama la Legge 25 novembre 1952, n. 3054 (cioè la ratifica parlamentare del Trattato di Pace), ma il Decreto Legislativo del Capo provvisorio dello Stato n. 1430 del 28 novembre 1947.
Quell’atto non fu il risultato di un processo legislativo libero, né l’espressione di una piena sovranità costituzionale: fu la firma obbligata di un’Italia sconfitta nella guerra mondiale e corresponsabile dell’aggressione, imposta come atto fondativo necessario per poter rientrare nel consesso delle nazioni civili.
Non a caso, a firmarlo fu il Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola — non il Presidente della Repubblica né il Presidente del Consiglio, semplicemente perché quelle cariche non esistevano ancora. La Costituzione sarebbe stata approvata solo il 22 dicembre 1947, promulgata in extremis dallo stesso De Nicola il 27, ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Senza quella firma, l’Italia non sarebbe nemmeno nata. Se l’Italia non avesse sottoscritto ed eseguito quel Trattato nei tempi previsti, non avrebbe avuto nemmeno il permesso di fondare sé stessa.
E oggi, a distanza di 77 anni, è a quell’atto di obbedienza forzata che la Repubblica italiana riconosce ancora il fondamento giuridico del regime portuale e territoriale di Trieste.
Ma non era “una questione chiusa”?
Non secondo questi documenti.
Eppure, nel 2013, quando l’on. Aris Prodani pone un’interrogazione parlamentare sulla questione del TLT, il Vice Ministro agli esteri Marta Dassù risponde con sicurezza:
“Il Territorio Libero di Trieste non è mai entrato in funzione e non esiste giuridicamente.”
Davvero?
Perché se così fosse, qualcuno dovrebbe spiegare perché continua a comparire nei registri catastali, nei decreti tavolari, nei certificati anagrafici sloveni e nella Gazzetta Ufficiale italiana.
Nota storica: la verità scritta dagli Alleati (15 settembre 1947)
Tutto questo non nasce da un equivoco, ma da una precisa scelta giuridica e politica degli Alleati vincitori.

Proclama n. 1 del Governo Militare Alleato della Zona Britannico-Americana del Territorio Libero di Trieste, firmato dal Maggior Generale T.S. Airey il 15 settembre 1947. Documento fondativo dell’amministrazione internazionale della Zona A, attuativo del Trattato di Pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947.
Lo dimostra il Proclama n. 1 del 15 settembre 1947, emesso dal Comandante Alleato T.S. Airey, che recita:
“A Free Territory of Trieste has been constituted […] the said Territory shall continue to be administered by the Allied Military Commands […] until the assumption of office by the duly appointed Governor of the Free Territory.”
Il TLT non era una promessa: era una realtà giuridica attivata, formalmente riconosciuta dal Trattato di Pace e garantita dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Tre documenti, una legge, un proclama. Quattro colpi alla falsificazione.
E se un giorno qualcuno riaprisse il dossier Trieste nelle sedi internazionali che contano?
Non è fantapolitica. In un mondo spaccato tra blocchi, con la crescente assertività di Stati asiatici, africani e latinoamericani, il problema giuridico del TLT – quello che il giornalista australiano Andre Wheeler nel 2019 ha definito “un caos geopolitico nel quale la Cina non intende immischiarsi” – è una mina sotto il tappeto. Basterebbe uno Stato disposto a rivendicarla per far saltare l’equilibrio ipocrita imposto nel 1975.
Del resto, l’Ungheria lo ha già fatto. In silenzio, senza proclami e senza flash mob, si è presa tre ettari e mezzo dell’ex area Aquila e ha dichiarato – con calma sovrana – che “Trieste è il porto dell’Ungheria.” Era il 2019 quando a un emissario del governo Orbán fu consegnato l’expertise giuridico Grant & Verdirame, che spiega nero su bianco come l’Allegato VIII del Trattato di Pace fu pensato per restituire ai Paesi dell’Europa centrale – “e forse anche ai cittadini di Trieste – i loro diritti“. Non è populismo: è diritto internazionale.
Come avrebbe detto Gene Wilder in “Frankenstein Junior”: “Si… può… fare!”
Il Territorio Libero di Trieste esiste ancora.
E a dimostrarlo, paradossalmente, sono proprio coloro che ne negano l’esistenza.
P.S. Abbiamo altri documenti.
Li pubblicheremo, uno dopo l’altro.
Con calma. Ma senza sconti.
– Alessandro Gombač –