Premessa: un’anomalia giuridica unica al mondo
Il Golfo di Trieste è l’unico tratto di mare al mondo dove, in poche decine di chilometri, si affacciano tre Stati sovrani de facto – Italia, Slovenia e Croazia – e un’entità statuale de jure ancora esistente secondo il diritto internazionale: il Territorio Libero di Trieste.
Una zona ibrida, anomala, mai sanata né cancellata dai trattati successivi al 1947. Basti pensare che la Slovenia dispone ufficialmente di appena 47 chilometri di costa, tutti compresi de jure nel Territorio Libero di Trieste, mentre la Croazia, tra Sicciole (località ancora in Slovenia) e la foce del Quieto (Mirna), ne conta circa 24.
Due porzioni minime, intestate sulla carta, ma mai acquisite legalmente secondo diritto internazionale.
Il Dipartimento di Stato USA, nel suo Digest of International Law e nei rapporti «Limits in the Seas», ha chiarito in modo inequivocabile che non riconosce le pretese slovene e croate di sovranità marittima piena su quelle acque. E lo ha dimostrato coi fatti: missioni navali, proteste ufficiali, operazioni dimostrative.
1. Le pretese di Lubiana
La Slovenia rivendica il diritto di:
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- Richiedere una notifica preventiva di almeno 24 ore per il passaggio di navi militari straniere
- Obbligare navi nucleari o con carichi pericolosi a seguire rotte predefinite
- Limitare il numero di unità militari straniere in transito
- Tutte condizioni non previste dal diritto internazionale consuetudinario, in particolare dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), che garantisce il diritto di innocent passage nelle acque territoriali altrui, senza autorizzazione preventiva.
La risposta americana?
«The U.S. does not recognize these claims.»
E ancora:
«The U.S. conducted operational assertions in FY 2017 and 2018.»
Cioè: gli Stati Uniti hanno fatto passare apposta le proprie navi militari al largo di Capodistria/Koper e Isola/Izola senza preavviso, per affermare il principio del libero passaggio.
Va inoltre ricordato che l’intervento del PCA (Permanent Court of Arbitration) nel 2017 non ha attribuito vera sovranità alla Slovenia, ma ha istituito una “junction area” – una zona di transito regolamentata per permettere l’accesso al mare aperto.
«Established a special usage regime in a ‘junction area’ to allow Slovenia access to the high sea.»
Tradotto: non si tratta di un corridoio sovrano, ma di una concessione d’uso. È un’ulteriore conferma dell’ambiguità giuridica della zona. Se la Slovenia fosse sovrana, non avrebbe bisogno di nessuna junction area. (Ne riparleremo approfonditamente in un prossimo articolo).

Le rivendicazioni marittime della Slovenia sono state contestate dagli Stati Uniti nel report ufficiale “Limits in the Seas” – October 2020 (Department of State, U.S.A.). Washington respinge le condizioni unilaterali imposte da Lubiana al diritto di passaggio innocente, confermando che “The U.S. does not recognize these claims” e documentando più operazioni militari non autorizzate nell’area.
2. Le pretese di Zagabria

Scheda ufficiale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (settembre 2023) sui confini marittimi dichiarati dalla Croazia. Anche in questo caso, gli Stati Uniti non riconoscono le limitazioni imposte da Zagabria alla navigazione militare straniera e ribadiscono che le pretese territoriali fondate su normative unilaterali post-jugoslave non hanno valore internazionale.
La Croazia si spinge oltre:
- impone un limite di tre navi militari contemporaneamente;
- chiede notifica preventiva per tutte;
- pretende l’uso di corsie obbligatorie per navi a propulsione nucleare o carichi tossici;
- prevede “altre condizioni prescritte” arbitrarie sulla navigazione.
Gli USA, anche in questo caso, hanno risposto con i fatti:
- proteste formali nel 2020;
- passaggi deliberati e non notificati (tra cui quello della USNS Carson City);
- ribadita opposizione a ogni condizione imposta al passaggio innocente.
«The U.S. protested the prior notification claim in CY 2020, and conducted operational assertions in FY 1998, 2001, 2016, 2017, 2018, and 2022.»
3. Il nodo giuridico: acque del TLT

Confine marittimo jugoslavo secondo la carta H.O. 3919 (2ª edizione, 1958, aggiornata al 1967) dell’Ufficio del Geografo del Dipartimento di Stato USA. La linea rossa termina a Capo Castagna, segnando il limite meridionale delle acque del Territorio Libero di Trieste. Questo confine non è mai stato modificato da accordi multilaterali successivi, né dal Trattato di Osimo del 1975. Fonte: U.S. Department of State, Office of the Geographer.
Ma il punto non è solo la sovranità marittima. È la legittimità del titolo di sovranità.
Sia Slovenia che Croazia non erano Stati firmatari del Trattato di Pace del 1947. Quelle acque, costiere e interne, fanno parte della Zona B del Territorio Libero di Trieste (FTT), mai legalmente sciolto, sottratto di fatto alla comunità internazionale e occupato da Jugoslavia prima, da Slovenia e Croazia poi.
Le rivendicazioni odierne si basano su:
- una successione unilaterale post-jugoslava;
- trattati bilaterali Italia-Jugoslavia (come il Memorandum di Londra del 1954 e il Trattato di Osimo del 1975) che non possono vincolare terze parti;
- una narrativa storica e politica che non regge al vaglio del diritto internazionale.
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Golfo di Pirano: acque contese tra Slovenia e Croazia. Dopo otto anni di arbitrato promosso dall’Unione Europea per dirimere la disputa, la Croazia ha rigettato il verdetto del Tribunale arbitrale dell’Aia (2017), lasciando irrisolta la questione. La cartina mostra in modo emblematico la fragilità giuridica e politica dell’intero settore adriatico ex-jugoslavo, incluso il golfo di Trieste.
📌 Nota sul Trattato di Osimo e il falso mito delle acque “regolate”
Si cita spesso il Trattato di Osimo del 1975 come se avesse “risolto” la questione delle acque tra Italia e Jugoslavia. Ma la realtà giuridica è ben diversa. Quel trattato non coinvolge né la Slovenia né la Croazia, che all’epoca non erano Stati sovrani né firmatari dell’accordo.
Ancora più importante: l’Italia non aveva – e tuttora non ha – titolo sovrano sulla Zona A del Territorio Libero di Trieste, di cui è solo amministratrice civile provvisoria in base al Trattato di Pace del 1947. Se non può disporre legittimamente del territorio, non può disporre nemmeno delle sue acque.
Il Trattato di Osimo, quindi, non può vincolare terze parti né modificare lo status internazionale del Territorio Libero di Trieste. Le cosiddette “acque regolate” restano, in diritto, acque contese o occupate.
Un ulteriore tassello chiarificatore arriva da un documento ufficiale della U.S. Navy del 1993, indirizzato all’Ente Autonomo del Porto di Trieste. In quella lettera, il Capitano di Vascello P.W. Cummings chiede che anche le navi statunitensi, in visita a Trieste, possano beneficiare dello stesso sconto del 30% sulle tariffe portuali già concesso alle unità italiane.
Il punto fondamentale? La motivazione:
«…ciò può essere reso possibile in base alle norme previste nell’Allegato VIII del Trattato di Pace del 1947…»

Lettera della U.S. Navy del 7 gennaio 1993 al Porto di Trieste Il Capitano di Vascello P.W. Cummings, a nome della Marina degli Stati Uniti, invoca l’Allegato VIII del Trattato di Pace del 1947 per chiedere l’estensione delle agevolazioni tariffarie già applicate alle unità navali italiane anche a quelle americane. Un riconoscimento esplicito della validità giuridica del regime del Porto Franco internazionale di Trieste, indipendente dalla sovranità italiana.
È una frase che vale oro: la Marina degli Stati Uniti riconosce esplicitamente che l’accesso e l’uso del porto di Trieste sono ancora disciplinati dal regime giuridico del Territorio Libero, come previsto dal Trattato di Pace. Non solo: afferma anche che non può esserci discriminazione tariffaria tra le navi italiane e quelle americane — proprio perché non siamo in acque italiane.
4. Chi comanda davvero: la US Navy
Fatti, non parole. Gli USA:
- non riconoscono la sovranità marittima piena di Slovenia e Croazia;
- non notificano il passaggio delle proprie navi;
- non rispettano le restrizioni unilaterali imposte;
- non riconoscono alcuna continuità legale tra Jugoslavia e gli attuali gestori della costa ex TLT.
In pratica: trattano quelle acque come spazi contesi, internazionali, dove vige la libertà di navigazione.
Conclusione
Altro che sovranità. Quelle acque sono, da settant’anni, un nodo geopolitico non risolto. Slovenia e Croazia si sono intestate una costa che non hanno mai ricevuto legalmente. E l’Italia, che dovrebbe essere la prima a ricordarlo, finge di non vedere.
Ma gli Stati Uniti lo vedono. E lo dimostrano a ogni passaggio non autorizzato. Perché in mare, più ancora che sulla terraferma, vale la legge del più forte. E dei trattati internazionali, quando non conviene, Washington se ne strafrega allegramente.
Perché in fin dei conti, è vero: il diritto internazionale è una cosa seria. Ma solo se conviene a chi ha il timone. Quando i trattati non valgono, è chi ci passa davvero a decidere a chi appartengono le acque.
– Alessandro Gombač –